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Adamo e Eva

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Tu Adamo, io Eva … Noi

sulla calotta del ghiaccio di Dio!

 

Tu Abraham, tu Moses,

Tu Caino, Tu Giona,

Tu Cristo, Tu Giuda …

Tu, l’inclito Cesare,

ipostasi del giure,

tu, l’ambiguo Pilato,

intento al lavacro insidioso

dell’ombra incombente

della Romana Croce

sopra atterrate Marìe.

Io, le Marie e io Salomè,

io Ruth, io la moglie di Loth,

io Didone, io Elena,

io Santippe, io Messalina,

io Penelope per l’Ulisse di sempre,

donna e schiava

del Fato terreno del talamo …

E, accorta, tesso e ritesso

l’inconcludibile peplo

che, intanto denota e ricopre

l’invidia insaputa del pene:

un dio maldestro o contrario

me lo svelse dal grembo ancestrale!

Ecco perché sono Saffo,

la libera Lesbia che insegna,

con gesta e alate parole,

la gioia profana dei corpi.

Ma ancora e ancora e di più,

lungo gli impervi percorsi

d’una incompiuta umanità,

è con te che intreccio

il sangue e la carne

e l’ambigua sostanza del dire;

e tu mi sovrasti, custode del gioco,

e mi tieni soggetta, in conto

di aliena risorsa senziente.

 

Così sei il mio vincolo,

e per questo il mio strazio:

tu, mio grido, tu, anestesia

delle mie carni;

tu, mia colpa,

mia disciplina e rimorso;

tu, mio viaggio,

mio ignoto destino.

Tu, mio altro,

tu, il me denegato;

tu, mia norma e mia trasgressione …

Tu, mio lamento

                                   di gioia,

tu, mia forza

                                   di dolore.

Tu, mia insonnia e

                                   mio sogno proibito;

tu, mio Nord

                                   impazzito.

 

Tu:      tutti i padri,

            tutti i fratelli,

            tutti i mariti,

            tutti gli amanti,

            i padroni e i despoti,

            i consiglieri e i serventi,

            i consolatori e i consoli

            del potentato fallico che,

            sull’origine oscura

            connette i trionfi e gli allori.

 

Tu, mio specchio perverso,

dove, riconoscendomi,

mi sono tradita …

 

IO, ingannevole sinossi

dei tuoi miti fidati.

 

Tu, uomo; io, donna:

nella nudità del disgelo,

finalmente orfani dei Totem,

ascoltiamo e guardiamo,

annusiamo e palpiamo,

assaporiamo e fabbrichiamo,

con mani congiunte e operose,

l’uomo e la donna, che

in noi sono l’altro.

 


 Bianca Mannu - 12/03/2011 20:46:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Questa composizione risale alla metà degli anni ’80.C’erano ancora speranze allora che il cammino liberatorio degli uni e delle altre, sorretto dalla progressiva consapevolezza delle vicissitudini storiche che avevano nel nostro Occidente condotto alla nota ghettizzazione di tutto il genere femminile, volgessero verso il superamento dei discrimini e a favore di nuovi modi di interazione e convivenza.
Oggi dobbiamo doverosamente ricominciare, perché è come se tutti insieme avessimo fatto - per sonno - un capitombolo all’indietro. Salute ai sussulti di resipiscenza! E che si moltiplichino!

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